articolo tratto da Terzonline no profit in Sardegna (www.terzonline.com)
Sono quasi 2400 le persone che nel 2008 si sono rivolte ai centri di ascolto distribuiti nelle nove diocesi dell’isola, e la situazione è destinata a peggiorare nel 2009
Cresce il disagio sociale in Sardegna, e la situazione è destinata a peggiorare a causa della crisi economica. E’ quanto emerge dal III Rapporto sulla povertà ed esclusione sociale della Caritas regionale presentato ieri a Cagliari. L’indagine è relativa al 2008 e il dato che salta subito all’occhio è il notevole aumento di coloro che si sono rivolti ai 31 centri d’ascolto della Caritas distribuiti sul territorio sardo: erano poco più di 700 nel 2005, sono stati 2384 lo scorso anno. Ben l’8,4 per cento in più.
Sempre secondo il rapporto, a rivolgersi alla Caritas, sono soprattutto donne, italiane tra i 40 e i 45 anni, sposate, con un livello di istruzione basso, un domicilio, quasi sempre disoccupate. Il fatto che la maggioranza sia composta da donne non deve ingannare, dato che molto spesso sono loro a farsi portavoce del disagio familiare. Nel 54,3 per cento dei casi le loro condizioni economiche precarie sono aggravate dal fatto di non avere un impiego stabile. Il 65,6 per cento di chi chiede aiuto è disoccupato, e oltre la metà delle richieste riguarda viveri, vestiario e servizio mensa. C’è anche chi chiede un sussidio economico, mentre una persona su 10 chiede aiuto per trovare un posto di lavoro, anche se i centri di ascolto non sarebbero abilitati alla fornitura diretta o indiretta di un impiego. Il 44,5% dei bisognosi si concentra nel cagliaritano.
Un altro dato preoccupante riguarda l’istruzione. Raffaele Callia, che ha curato il Rapporto, ha infatti spiegato: “Meno si è istruiti e più si è vulnerabili. Il 74,5 per cento delle persone che si sono rivolte ai centri di ascolto possiede infatti un livello di istruzione basso o medio-basso”. La crisi dunque colpisce soprattutto chi non ha un titolo di studio o un lavoro, ma non va trascurato anche un 21 per cento di lavoratori e pensionati che non ce la fanno comunque ad arrivare a fine mese, e chiedono aiuto anche per pagare le bollette di acqua, luce e gas. Il disagio, perciò, non risparmia nemmeno i cosiddetto ceto medio. Rilevato anche il 9,2 per cento di chi non ha alcun titolo o è analfabeta. Tra i richiedenti aiuto, bassa è la percentuale dei senzatetto, presenti soprattutto nelle grandi aree urbane, come Cagliari e Sassari, dove è più presente l’emarginazione sociale.
Dato in netta controtendenza rispetto alle cifre nazionali, alla Caritas si rivolgono soprattutto cittadini italiani (67,8 per cento). Molto meno gli stranieri. Un terzo di loro sono rumeni, le altre comunità più numerose sono quelle di marocchini e di ucraine. “Reggono meglio degli italiani davanti alla crisi, sono abituati a vivere nelle difficoltà e ad affrontare i problemi” ha spiegato il vescovo di Iglesias monsignor Giampaolo Zedda, che non ha rinunciato a lanciare un appello: “La Caritas occupa la prima linea della lotta alla povertà, ma non abbiamo compiti di supplenza nei confronti dello Stato. Serve più attenzione verso questi problemi, e spero che questi dati siano di aiuto alle istituzioni”.
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