Econcentro


L’Ecocentro è un luogo custodito dove il cittadino deve portare tutti quei rifiuti che possono essere recuperati oppure quelli che possono costituire un pericolo per l’ambiente.

Consiglio comunale 29 settembre 2010


Convocazione del Consiglio Comunale presso la sala consiliare in Via Roma n.18 alle
ore 19,00 del giorno 29 SETTEMBRE 2010
ORDINE DEL GIORNO
1) Rimodulazione mutuo chirografario con la Banca Etica;
2) Variazioni al bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2010;
3) Esercizio finanziario 2010. Ricognizione sullo stato di attuazione dei programmi.

Sorgono, pari rappresentanza al Comune


E’ il primo ricorso presentato al Tar della Sardegna per denunciare il mancato rispetto della pari rappresentanza di uomini e donne in una giunta comunale. Il caso riguarda Sorgono.
I ricorrenti sono dieci: in testa il consigliere regionale del Pd ed ex sindaco Francesca Barracciu. Accanto a lei quattro consiglieri comunali di minoranza e vari esponenti del Pd locale. , ha spiegato Francesca Barracciu in una conferenza stampa in cui ha denunciato anche situazioni analoghe che coinvolgono amministrazioni guidate dal centrosinistra come il Comune di Nuoro e la Provincia di Sassari.

Giovedì 23 settembre 2010 13.16

Dove andiamo?


da “LA REPUBBLICA” DEL 23 SETTEMBRE

A lezione di armi e primo soccorso
e a scuola entra la “cultura militare”Il progetto è riservato ai ragazzi delle superiori della Lombardia. Presentato per la prima volta col benestare dei ministri La Russa e Gelmini: una seduta anche al poligono di tiro.

Il commento di una cittadina


Pubblico come articolo una giusta e sensata richiesta di una lettrice del Blog

Chiediamo che questi ruoli vengano pubblicati nel sito internet del Comune nelle modalità previste dalla legge.
D’altronde non è giusto che i cittadini, (anziani-malatti) debbano essere obbligati a recarsi in Comune per vederli. Nel sito del Comune vediamo tutte le altre pubblicazioni perchè queste no?
Inoltre dobbiamo anche aspettare che l’impiegato sia disponibile …….. perchè almeno non gli appendono in luogo visibile a tutti……Emanuela

Irregolari gli aumenti della tassa sui rifiuti solidi urbani


Sollecitati da numerosi cittadini e preoccupati dei notevoli aumenti delle bollette dei rifiuti solidi urbani per l’anno 2009 come consiglieri di minoranza abbiamo svolto delle verifiche e dal controllo delle delibere di giunta non risulta agli atti nessun aumento del 20% del ruolo TARSU 2009 (bollette rifiuti solidi urbani), ovvero da una attenta lettura della delibera di giunta n 129 del 25.11.2008 che recita “ di stabilire le seguenti tariffe già in vigore l’anno precedente” emerge che non esiste nessuna volontà politica di aumento delle tariffe in essere che determini l’aumento della tassa rifiuti del 20% come invece si evincerebbe dalla pubblicazione dei ruoli sui rifiuti. Tale aumento è da considerarsi, secondo noi, arbitrario.
Invitiamo quindi la giunta ad attivarsi per il ricalcolo dei ruoli TARSU eliminando a nostro parere un ingiustificato aumento del 20% da noi ritenuto irregolare e non dovuto.
Invitiamo i cittadini a verificare che nel proprio ruolo venga eliminato tale aumento
Chiediamo al Sig. Sindaco che si attivi e ponga in essere tutti gli atti necessari affinché errori di questo genere non debbano essere pagati dai cittadini.
Gruppo consiliare di minoranaza

Inizia la scuola


E’ da qualche giorno iniziato il nuovo anno scolastico. Cogliamo l’occasione come Gruppo consiliare per fare i migliori auguri a tutti gli studenti di Loceri. A quelli che un po’ smarriti ma allegri varcheranno i cancelli della scuola materna, a quelli che invece pieni di giuste speranza intraprenderanno il cammino universitario o si apprestano a chiuderne il ciclo. Cogliamo questa occasione anche per invitare la maggioranza e la giunta che guida il Comune ad un impegno vero e forte per la nostra scuola. Occorre intervenire con urgenza nel’edilizia scolastica soprattutto per quanto riguarda il plesso della scuola media oramai vetusto e bisognoso di interventi non più rimandabili (porte e finestre non funzionanti, sistema di riscaldamento che spesso fa le bizze, mensa scoilastica). Occorre intervenire nel settore della strumentazione didattica, potenziando gli strumenti didattici in dotazione alla scuola e fornendone di nuovi e aggiornati; occorre potenziare il sistema dell’accoglienza e della didattica affinché la preparazione dei ragazzi possa essere sempre più aggiornata e la nostra scuola, tutta la nostra scuola, possa essere attraente anche per una potenziale utenza di altri paesi. La scuola Materna con le sue quasi 40 iscrizioni ha dato un bell’esempio. Accoglienza e flessibilità degli orari per venire incontro alle esigenze delle famiglie, progetti comunitari e scambi culturali con altre nazioni europea, didattica di primordine grazie a bravissime docenti credo siano i segreti di questo successo. Confidiamo che il nostro Comune non si sottragga alle sue responsabilità in questo settore e intervenga con intelligenza e decisione nel supportare dirigente, insegnanti e personale ata della scuola elementare e media in un cambiamento volto a migliorare l’offerta culturale complessiva affinché i numerosi bambini di altri paesi, finita l’esperienza alle materne, possano continuare il percorso scolastico sempre a Loceri. Come Opposizione da subito faremo pressione perché ciò avvenga.

Ecco il testo del volantino del gruppo di minoranza distribuito in paese


C'era una volta il West

In questi giorni il nostro gruppo di minoranza sta distribuendo ai cittadini di Loceri un volantino con il seguente testo

GRUPPO CONSILIARE DI MINORANZA COMUNE DI LOCERI
ALCUNE DOMANDE CHE, DOPO AVER POSTO ALL’AMMINISTRAZIONE, ORA RIVOLGIAMO AI CITTADINI DI LOCERI.
1) Perché la Giunta comunale decide di partecipare al bando regionale misura 125 Viabilità rurale, per chiedere 200.000 euro da destinare alla strada di Taccu e non ritiene invece opportuno chiedere e investire questi soldi per le altre strade dell’agro di Loceri (per esempio Maroddis-Baddadulu, Pranu e’ Piras ecc.) che versano in condizioni di dissesto e che necessitano di urgente manutenzione e rifacimento?

La Regione Sardegna ha emanato un bando sulla viabilità rurale (misura 125, azione 125.1) che prevede il finanziamento per un massimo di 200 mila euro per una sola strada rurale. Recita il bando “ Sono ammissibili a contributo gli interventi riguardanti la manutenzione straordinaria delle strade rurali esistenti (…) Per manutenzione straordinaria si definisce l’insieme degli interventi volti a ripristinare la percorribilità di strade o porzioni di esse ove questa risulti gravemente compromessa…”
Abbiamo chiesto, in Consiglio, le motivazioni di quella che noi dell’opposizione riteniamo una scelta priva di logica e di buon senso. La strada di Taccu è l’unica strada asfaltata del nostro agro, non ha bisogno di grandi opere di manutenzione e non è gravemente compromessa come invece prescrive il bando regionale. Altre strade hanno invece bisogno di urgente manutenzione. Altre strade che al pari di Taccu servono numerose aziende agricole, abitazioni e famiglie. Quindi perche proprio e di nuovo Taccu? Perché buttarci altri 200 mila euro se nel nostro agro esistono strade altrettanto importanti ma da sistemare? A chi serve?

2) Perche l’attuale Amministrazione non è ancora uscita da Abbanoa? Perche nonostante siano arrivate le temute bollette dell’acqua, l’Amministrazione non ha sentito il bisogno di convocare una Assemblea popolare per discutere di questi problemi? Perché nessun amministratore si è interessato di capire se nelle bollette vi siano stati aumenti del costo dell’acqua? Perche il Comune non si riprende le proprie fontane che, nel frattempo –senza che la Giunta si preoccupi di fare dei sopraluoghi e delle verifiche- si stanno seccando?

Sono arrivate le temute bollette dell’acqua e nonostante in campagna elettorale i nostri amministratori avessero promesso alla gente di rivedere la posizione del nostro Comune dentro Abbanoa, oggi tutto tace. Sono passati ormai più di tre mesi dalle elezioni ma tutto tace. Ovvio! promesse elettorali e parole al vento gia volate via da Gennas fin troppo abertas! Intanto nel disinteresse dell’Amministrazione la Fontana di Istinnei si è prosciugata. Speriamo piova!!!

3) Perché la Piazza di Chiesa durante il mese di agosto non è stata chiusa – come di solito si faceva- e trasformata in area pedonale a disposizione di anziani e bambini ma è stata lasciata libera ad uso parcheggio? Perché è stato consentito, nel disinteresse dell’amministrazione, che la piazza si sporcasse dell’olio e della gomma delle auto? Perché l’oratorio comunale, questa estate, non è stato messo a disposizione dei bambini ma da ORATORIO PUBBLICO è stato trasformato in REFETTORIO dei nostri amministratori e dei loro amici?

Ci consola il fatto che l’economia di Loceri ne abbia avuto un grande beneficio grazie al maggior numero di pecore in cappotto consumate!!!
Un cordiale saluto
FIRMATO: Tonino Mulas, Paolo Bua, Sandro Loi, Roberto Uda

Bingia manna: una risposta concreta che darà dimora a persone che oggi…di M. Loi


Città di Leonia

Ricevo e volentieri pubblico dall’ Archit. Massimo Loi articolo di risposta a post LOCERI LOCERI 2.
-Ritengo che basarsi sul semplice fatto che la popolazione locerese sia in calo dal 68 ad oggi per giustificare o meno un nuovo insediamento residenziale sia piuttosto semplicistico, totalmente errato e avulso dalla realtà. Occorre infatti andare oltre il semplice dato esposto sopra, e riferirsi ad altre variabili non immediatamente percettibili per chi non ha ovviamente le basi necessarie per poter affrontare un tema tanto delicato. Bisognerebbe affrontare il tema partendo da lontano, l’esigenza del confronto è oggi dettata dalla potenzialità ispirata dalla reale esigenza abitativa odierna. Invito, il tuo amico, Roberto a leggere tra le righe il passo in cui Calvino, sul libro Le città invisibili, parlando della città di Leonia descrive lo spazzaturaio “Non solo i tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali d’imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: più che dalle cose di ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l’opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero come dicono il godere delle cose nuove e diverse, o non piuttosto l’espellere, l’allontanare da sé…….Il pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo, se sullo sterminato immondezzaio non stessero premendo, al di là dell’estremo crinale, immondezzai d’altre città, che anch’esse respingono lontano da sé le montagne di rifiuti. Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da crateri di spazzatura, ognuno con al centro una metropoli in eruzione ininterrotta. I confini tra le città estranee e nemiche sono bastioni infetti in cui i detriti dell’una e dell’altra si puntellano a vicenda, si sovrastano, si mescolano.” Leonia è Loceri Leonia è il mondo, il concetto trascende l’oggetto concreto e trasferisce il suo significato sull’esistenza umana, sullo stare al mondo. Evidentemente ciò che di una città non è immediatamente visibile è altrettanto importante ed essenziale che le cose concrete ed evidenti. Forse una città è fatta soprattutto di quello che non si vede, e dietro quei nomi di donna (le città si
chiamano Dorotea, Isidora, Zaira e così via) si nasconde la Città in quanto tale, l’essenza stessa della città. Invece nella città di Ersilia:“A Ersilia, per stabilire i rapporti che reggono la vita della città, gli abitanti tendono dei fili tra gli spigoli delle case, bianchi o neri o grigi o bianco-e-neri a seconda se segnano relazioni di parentela, scambio, autorità, appresentanza. Quando i fili sono tanti che non ci si può più passare in mezzo, gli abitanti vanno via: le case vengono smontate; restano solo i fili e i sostegni dei fili. Dalla costa d’un monte, accampati con le masserizie, i profughi di Ersilia guardano l’intrico di fili
tesi e pali che s’innalza nella pianura. E’ quello ancora la città di Ersilia, e loro sono niente. Riedificano altrove. Tessono con i fili una figura simile che vorrebbero più complicata e insieme più regolare dell’altra. Poi l’abbandonano e trasportano ancora più lontano sé e le case. Così viaggiando nel territorio di Ersilia incontri le rovine delle città abbandonate, senza le mura che non durano, senza le ossa dei morti che il vento fa rotolare: ragnatele di rapporti intricati che cercano una forma.”
Città, paese, comunità sono, in sintesi, un aggregato fisico, ma solo in parte; infatti sulla nostra terra bisogna viverci e l’esistenza umana è fatta innanzitutto della dimora fisica, ciò che non si vede è un contorno eterogeneo di necessità che non necessariamente contrastano con a nuova edificazione, ma che anzi sotto il punto di vista sociale e umano sono col territorio in simbiosi. Se la società odierna ha bisogno, a torto o a ragione, di sempre più nuovi e adeguati standard è quantomeno spontaneo decretare il superamento di quelli vecchi (nei quali, ad esempio, 10 persone vivevano in 20 mq di
casa)!
Il consumo di territorio non è solo quello fisico ma anche e sopratutto quello energetico, una persona oggi, col suo fare quotidiano, consuma territorio semplicemente facendo una innocua ricerca su google, o lasciando il caricabatterie del telefonino attaccato alla presa. Ma le risposte alle persone che cercano casa per vivere e fare una famiglia occorre darle, e le si può dare solamente facendo nuove costruzioni, visto che quelle vecchie sono inadeguate negli spazi e nelle disponibilità di chi le ha e non le vuole ristrutturare e/o vendere! Occorrerebbe dare una forte penalizzazione alle seconde e terze case, in modo che chi le ha le metta a disposizione di chi non le ha. I dati sulla condizione abitativa in Italia parlano chiaro e pongono il “problema della casa” ancora una volta ai primi posti dell’emergenza sociale, con condizioni però del tutto diverse dal passato. E’ vero che è caduta definitivamente l’illusione che un aumento quantitativo dello stock edilizio possa garantire una soluzione (27 milioni di alloggi per 23 milioni di famiglie, 110 milioni di stanze per 58 milioni di persone, immigrati compresi): è impossibile affidare al mercato la realizzazione di un “diritto di cittadinanza” (com’è il diritto all’abitazione per milioni di cittadini) perché il mercato è per sua natura discriminante. Mentre non riconoscere che questo problema deve essere compreso in una più ampia politica dello Stato di lotta alla povertà e all’esclusione (come succede oggi) rappresenta un altro errore. Gli elementi che oggi definiscono il carattere sociale della questione abitativa sono:
– l’aumento del valore degli immobili (+50% negli ultimi 5 anni) e quindi del livello degli affitti
– l’aumento della quota in proprietà e la riduzione di quella in affitto, anche per la stabilizzazione della quota di alloggi inutilizzati
– l’erosione del patrimonio pubblico di edilizia sociale: dal 1990, 150.000 alloggi venduti per far fronte alla manutenzione del resto
– la difficoltà per la fascia di “povertà relativa” (12%) ad accedere alla casa in proprietà, per l’impossibilità di sostenere un mutuo o anche solo di ottenerlo (precarietà, crisi economica)
– l’impossibilità per la fascia di “povertà assoluta” (4%) di accedere a qualsiasi forma di mercato
– la crescita della domanda abitativa dovuta all’aumento del numero delle famiglie, alla differenziazione dei luoghi di lavoro rispetto a quelli di residenza (precariato, mobilità), all’aumento della popolazione studentesca “fuori sede”, all’immigrazione
– l’assenza ormai pressoché totale dello Stato, presente solo con il “fondo di sostegno” di portata molto limitata e in diminuzione, mentre anche la legge sul “canone concordato” non ha avuto alcun effetto tangibile.
In Italia le dimensioni sociali del problema comportano un fabbisogno di alloggi in affitto sociale di circa 1 milione di unità, in parte da recuperare nel patrimonio esistente (ad esempio con una adeguata politica fiscale, che penalizzi anche la proprietà inattiva), in parte da costruire: lo Stato deve quindi garantire le risorse per raggiungere questo obiettivo attraverso la programmazione regionale. La soluzione di costruire nuovi alloggi pubblici non sembra, tuttavia, la più adatta, per l’enorme impegno finanziario necessario e la difficoltà sempre più evidente di gestire un patrimonio pubblico frammentato nell’utilizzazione e largamente obsoleto, che dovrà quindi essere progressivamente recuperato e sostituito, ma non più alienato. Meglio quindi un programma serio e consistente di “aiuto alla persona”, che consente maggiori condizioni di flessibilità e di equità nella gestione; nella logica concreta e corretta del suddetto Loceri2!
A queste misure di fondo, si devono quindi aggiungere quelle promosse dalla pianificazione urbanistica locale con il nuovo modello attuativo perequativo – compensativo ormai largamente in atto: l’acquisizione gratuita di aree per l’edilizia sociale in ogni ambito di trasformazione urbanistica, superando la vecchia concezione PEEP; l’acquisizione gratuita di diritti edificatori pubblici; l’acquisizione di quote di edilizia sociale nell’ambito di trasformazioni rilevanti; il sostegno a programmi gestiti da “fondi etici” a tempo determinato; nella logica concreta e corretta del suddetto Loceri2! In ultimo dare il nomignolo loceri2 alla lottizzazione Bingiamanna (in risposta a 38 famiglie senza casa), è una offesa a tutti i lottizzanti e al grande sforzo profuso, dalla vecchia amministrazione, e da tutti quelli (pochi) che hanno creduto a questa bellissima realtà e hanno lavorato assiduamente e con grande impegno per la sua riuscita; Una risposta concreta che darà dimora a persone che oggi vivono in affitto o in casa dei genitori, oltre ad altri e numerosi benefici per la collettività. Chi conosce Milano2, perché questo è il riferimento dell’infelice ragionamento, sa benissimo che in esso sono presenti esclusivamente terze e ennesime case, fatte per il semplice scopo di speculare!

Una risposta al post Loceri e Loceri 2


La questione che si pone per ciò che riguarda l’andamento demografico di Loceri, sul fatto che, come scrive l’amico nel post, questo sia inesorabile e soprattutto sulla questione se sia giusto o no intervenire e se si con quali strumenti, non è semplice e certo non possiamo dare risposte esaurienti ne tantomeno ricette miracolose. Si tratta di ragionare. Come lista Loceri insieme dedicammo molto spazio a queste riflessioni ponendo al punto 1 del nostro programma elettorale, quindi come questione centrale e di partenza, proprio la lotta allo spopolamento del paese, senza la quale qualsiasi altra scelta amministrativa sarebbe stata inutile e di corto respiro.
Per rispondere al post LOCERI E LOCERI 2 Vorrei ripercorrere un attimo il filo di questi ragionamenti elaborati insieme al gruppo di Loceri insieme. Una prima riflessione credo vada fatta partendo da una sintetica e superficiale lettura dei dati del grafico sulle dinamiche demografiche di Loceri. Notiamo che si registra regressione demografica nel decennio 1911-20. E’ il decennio della grande ondata emigratoria verso il Nord e il Sud America. Anni in cui dall’Italia ( soprattutto dal Sud e dal Veneto) partivano centinaia di migliaia di persone. Il 1913 mi pare sia stato l’anno più drammatico con circa 800 mila partenze. Sono anche gli anni della Grande guerra che in Sardegna provoco circa 13 mila morti. Tutto ciò- come è evidente nel grafico – generò un andamento negativo del saldo demografico. Vi è poi una ripresa, costante dell’aumento della popolazione il cui picco massimo viene raggiunto tra la metà degli anni cinquanta e la metà degli anni sessanta. Anche questo è un decennio importante per la nostra isola. L’Italia è in pieno boom economico, in Sardegna va avanti il piano straordinario di industrializzazione, il c.d. piano di rinascita. E’ già stata debellata la malaria. L’Isola è piena di speranza. Ricordo che in Ogliastra è di questi anni l’importante insediamento della cartiera di Arbatax. A partire dalla metà degli anni sessanta l’inesorabile declino dovuto credo fondamentalmente a due cause. La prima è che l’industrializzazione ha mostrato limiti e pecche e non è riuscita a spezzare il ritardo economico della Sardegna e a soddisfare la fame di lavoro dell’isola. Si riprende a emigrare. Questa volta sono Germania, Francia, Belgio i luoghi della speranza. La seconda causa sta nel cambiamento di costumi e stili di vita che ha investito la nostra società a partire dal secondo dopoguerra in poi. Fine della famiglia allargata, nuclei familiari unici o monoparentali, poche nascite, allungamento della speranza di vita. Insomma emigrazione per mancanza di lavoro e poche nascite hanno determinato negli ultimi decenni quello che è il quadro attuale: uno spopolamento che parrebbe inesorabile, una grande rivoluzione demografica contraddistinta da urbanizzazione e abbandono delle zone interne per quelle costiere. Questa superficiale riflessione ci dice alcune cose ovvie:
1) La mancanza di lavoro è una delle cause dello spopolamento
2) Lo spopolamento è un fenomeno che ha bisogno di una lettura di sistema (economia, stili di vita, ideologie e culture, politiche abitative ecc) per essere compreso in pieno e potervi intervenire e di conseguenza
3) Che le politiche di intervento devono essere molteplici , a più livelli e integrate per poter essere efficaci.
Da cio ne deduciamo – e questo è il primo dato importante nonché una prima risposta alle domande del post- che il fenomeno, per quanto difficile può essere governato e orientato. Lo spopolamento non è un dato inesorabile. Non è un destino.
Con quali politiche? Non addentiamoci su quelle che potrebbero essere le politiche europee (che esistono, per esempio tutte quelle che riguardano lo sviluppo rurale, i programmi leader ecc) e le politiche nazionali (che non esistono) per contrastare il fenomeno. Chiediamoci a livello locale quali possono essere gli strumenti di intervento. A livello regionale un importante pilastro venne posto da Soru e dal piano paesaggistico ma non solo. Rendere più difficile la costruzione di seconde case, finanziare il recupero dei centri storici, favorire le giovani coppie nell’acquisto di abitazioni dei centri storici, premiare i giovani che aprono attività agricole sono degli strumenti e delle politiche efficaci per ridare vita ai nostri paesi. Non basta. Politiche del lavoro, sulla famiglia, sgravi fiscali, sostegno agli Enti locali, politiche scolastiche dovrebbero essere messe in campo per integrare ciò che è stato già fatto. Questo non avvenne e non avviene in misura significativa, anzi vediamo che in certi casi si va verso direzioni opposte. Scientemente.
A livello comunale cosa si può fare. Prima di tutto le politiche comunali devono generarsi da una attenta lettura delle dinamiche del territorio e di tutto ciò che ci sta intorno (Europa, tendenze e stili di vita, economia ecc.) e da questo partire. Ma per restringere il campo limitandoci all’ Ogliastra notiamo che
1) I tempi e le distanze si sono ormai accorciate per via di importanti infrastrutture viarie
2) Tortoli assorbe gli abitanti dei centri montani e collinari ma allo stesso tempo notiamo che il prezzo delle case, degli affitti e dei terreni è diventato insostenibile per cui molte famiglie preferiscono acquistare casa nei centri vicini.
Come intervenire in questa situazione
Occorre intercettare i flussi di persone in fuga dai centri maggiori e mantenere quelle residenti attraverso
1) Politiche abitative mirate (offerta di lotti a costi agevolati, housing sociale, investimenti sui centri storici, ecc)
2) Servizi e qualità (scuola, poste e banche, sport , verde pubblico, aria, qualità del centro abitato, banda larga)
3) Creazione di nuove opportunità di lavoro attraendo investimenti e attività con zone industriali disponibili e a costi accessibili, fornite di banda larga, investire nei c.di giacimenti culturali, puntare sulla multifunzionalità agricola, puntare sulla cultura e sula formazione, supportare le imprese esistenti nei processi di trasformazione, sostenere le nuove e valide iniziative, trasformare i limiti in vantaggi ecc.
4) Migliorare i collegamenti

Certo le politiche abitative come per esempio la lot. Bingia manna hanno un prezzo in termini di sottrazione di porzioni di territorio al verde e alla natura. Ma un prezzo che può e deve essere compensato attraverso politiche di salvaguardia ambientale più stringenti in grado tra l’altro di garantire qualità e vivibilità. Fattori decisivi affinché una persona possa decidersi di trasferirsi a Loceri. Nel nostro programma elettorale ci ponevamo l’obiettivo per Loceri della certificazione ambientale europea. Cosa comportava questa scelta?. Alte performance nel settore rifiuti, nella bioedilizia, nella salubrità dell’aria, nell’energia alternativa, nel riutilizzo delle acque, educazione ambientale ecc. E qui la seconda risposta. La difesa dell’ambiente non passa per la conservazione passiva dell’esistente ma attraverso la sua valorizzazione dinamica e attiva, attraverso politiche che migliorino il nostro ambiente e alla stesso tempo creino lavoro. Green economy in una parola.
Ma veniamo alla questione centrale del post: è giusto conservare l’esistente o è giusto modificarlo nel tentativo di fermare l’inesorabile declino?
Conservare l’esistente? E non intervenire? Con gli andamenti demografici in corso tra 50 anni il paese non esisterebbe più. Da qui a qualche anno non ci sarebbero più le scuole, la banca, le poste. Il prete che oggi è a mezzadria, manco lui verrebbe più. Probabilmente perderemo la nostra autonomia amministrativa per essere frazione di Barisardo e vivremmo in un paese davvero fantasma popolato solo da vecchi. Morti quelli, un importante multinazionale del turismo acquisterebbe (come in toscana) le case ancora presenti e ne farebbe un bel borgo vacanza a disposizione delle masse turistiche del nord, dependance delle moderne plebi cresciute col Grande fratello e Maria de Filippi, pronte ad acquistare il loro mese di aria pulita, mare azzurro e prati verdi a salatissimi prezzi o ai saldi settembrini. Finti artigiani faranno finta di lavorare finte opere e abbelliranno il bel borgo e i pochi sopravissuti si aggireranno vestiti in folkloristici costumi per deliziare e soddisfare il bisogno di autentico e di native del turista pagante. Che il mio paese, la mia casa, le vie dove si condensano i ricordi dei nostri giochi, la piazza che –leopardianamente- quando eravamo adolescenti era il luogo dei primi incontri, insomma che il posto, luogo della memoria ma anche luogo dove oggi abitiamo e viviamo, cioè la nostra casa, possa scomparire per poi essere svenduto ai last minut delle vacanze all inclusive è una idea che non concepisco. Se la tua casa va in rovina che fai? Intervieni.